Genealogia i registri italiani

Genealogia i registri italiani

Genealogia i registri italiani. È importante conoscere gli eventi storici dell’Italia per fini della ricerca genealogica. Perché questi eventi incidono sulle registrazioni degli atti civili negli archivi in Italia.

Per esempio, la guerra (o l’insurrezione) detta il “Risorgimento” copre un periodo di 10 anni dal 1860 al 1870. Durante questo periodo, in molti posti non sono state fatte registrazioni civiche di nascite, matrimoni e decessi.

Dopo il 1970 molti registri sono stati recuperati dalle parrocchie della chiesa cattolica, ma in molti posti anche i registri delle parrocchie sono stati danneggiati.


Stato civile napoleonico (SCN, dal 1806 al 1815)

Napoleone introdusse la pratica di tenere dei registri di stato civile in alcune zone dell’Italia fin dal 1806, pratica che si attuò rigidamente fino a quando egli perse il potere, nel 1815. Per questo motivo, in genere, i registri napoleonici coprono il periodo dal 1806 al 1815.


Stato civile della restaurazione (SCR, dal 1815 al 1865)

I documenti di questo periodo sono raccolti in quello che era talvolta chiamato, almeno nell’Italia meridionale, “Stato civile borbonico”. La ragione è che Ferdinando I di Borbone, re di Napoli, dettò dei cambiamenti relativi ai registri di stato civile napoleonici e al modo in cui dovevano essere tenuti. Sebbene questo tipo di registri era già introdotto nell’Italia meridionale e nel Regno di Napoli già nel 1809, i Borbone lo reintrodussero nel 1816. In Sicilia, questo metodo di registrazione si adottò solo a partire dal 1820.

Anche nelle regioni del nord Italia ci sono alcune zone che tennero delle registrazioni civiche, ma sono poche e coprono pochi anni.

Nel Granducato di Toscana, con la restaurazione, fu attuato un sistema misto: con il motuproprio del 18 giugno 1817 fu istituito l’Ufficio dello stato civile, un organo centrale dipendente dalla Segreteria del regio diritto con compiti di coordinamento e vigilanza sull’operato dei parroci e dei cancellieri in materia di stato civile e di gestione dei relativi documenti nel territorio dell’intero Granducato di Toscana. Lo stesso accadde nel Regno di Sardegna a partire dal 1837 con l’introduzione del “Regolamento per la tenuta dei registri destinati ad accertare lo stato civile” annesso alla lettera patente del 20 giugno.


Stato civile italiano (SCI, dal 1866 a oggi)

Lo stato civile costituisce il complesso delle posizioni giuridiche che la persona assume nella società o all’interno della famiglia (stati di cittadinanza, capacità e famiglia). La necessità di documentare con certezza tali situazioni soggettive è una esigenza giuridica alla cui affermazione hanno contribuito usi religiosi e civili.
Nei secoli XV e XVI alcune città italiane avevano già istituito dei libri pubblici per registrare le fondamentali vicende della vita dei cittadini. La Chiesa cattolica, dal canto suo, faceva frequentemente uso di registri su cui annotare i nomi di benefattori, vescovi, fedeli defunti; tale pratica si trasformò, con il Concilio di Trento, in un vero e proprio obbligo di tenuta dei registri, istituito a carico dei parroci, per l’annotazione delle nascite, dei battesimi, dei matrimoni e, successivamente, anche delle morti.
Pertanto, per lungo tempo, la funzione probatoria e di documentazione di tali fatti giuridici a fini civili e processuali era svolta non dallo Stato, ma dall’istituzione religiosa.

Nel 1866 si è cominciato a tenere i registri di stato civile italiani con più uniformità in tutta Italia, con eccezione della provincia di Roma che si è iniziato a tenere i registri dal 1871.

Dal 1866 nacque ufficialmente lo Stato civile italiano, che raccoglie gli atti redatti sotto il governo italiano. Prima del 1866, questi documenti erano generalmente scritti a mano perché i moduli prestampati non erano sempre forniti. Intorno al 1875, invece, i moduli stampati divennero prevalenti e molti dei nomi delle giurisdizioni italiane iniziarono a cambiare metodo.


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